Biografia

Saul Steinberg nasce il 15 giugno 1914 a Râmnicu Sărat, una cittadina a nord di Bucarest, in Romania. I genitori, Moritz Steinberg e Rosa Iacobson, sono membri della borghesia ebraica del paese. Nel 1915 la famiglia si trasferisce nella capitale e Moritz avvia una tipografia-legatoria. Una parte della famiglia era già emigrata in USA nell’Ottocento. Saul si iscrive nel 1925 al Liceu Matei Basarab e tre anni dopo passa alle classi superiori.

Ottenuto il diploma nel 1932, decide di iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bucarest. Ottiene buoni voti ma a causa dell’antisemitismo non frequenta assiduamente i corsi. Nel settembre 1933 tenta l’ammissione alla facoltà di Architettura e in quell’anno fu introdotto ufficiosamente un limite all’ingresso degli studenti ebrei. Riesce invece a iscriversi alla Facoltà di Architettura del Regio Politecnico di Milano, dove si trasferisce nel novembre dello stesso anno. Gli anni milanesi rivestono una grande importanza nella formazione di Steinberg: qui conosce, tra gli altri, intellettuali e scrittori come Aldo Buzzi, Alberto Lattuada, Cesare Zavattini, Giovanni Guareschi; dal 1936 inizia a collaborare al bisettimanale umori- stico “Bertoldo”. Nel 1938 il regime fascista emana le Leggi razziali e Steinberg rischia l’espulsione dall’Italia. Può terminare gli studi e subito cerca di emigrare negli Stati Uniti. Dopo molte vicissitudini, tra cui l’arresto e il confinamento in un campo di detenzione, riesce a partire per l’America. Vi arriverà nel luglio 1942 dopo aver trascorso un anno a Santo Domingo in attesa del visto. Nel febbraio 1943 viene arruolato come ufficiale di Marina e riceve la cittadinanza. Nello stesso anno conosce a New York la pittrice Hedda Sterne, che sposerà l’anno successivo. Assegnato ai servizi di Intelligence (OSS), Steinberg si sposta su vari fronti di guerra: Cina, India, Nord Africa, Italia.
Realizza vignette di propaganda antinazista, opuscoli per l’esercito e disegni per il “New Yorker”: compariranno poi nel suo primo libro, All in Line (1945). Stringe amicizia con molti esponenti della scena artistica statunitense, tra cui Alexander Calder. Alcuni sono europei emigrati come lui: Richard Lindner, Bernard Rudofsky, Tino Nivola, Leo Lionni, Evelyn Hofer e altri.
Nel maggio 1947 realizza la sua prima collaborazione: il murale per il ristorante del Terrace Plaza Hotel di Cincinnati. La sua fama va consolidandosi. Nel 1954 torna a lavorare in Italia in occasione della X Triennale di Milano, su richiesta degli amici Enrico Pressutti, Ludovico Belgiojoso e Ernesto Nathan Rogers: il risultato sarà il “Labirinto dei bambini”. Nel febbraio del 1956 parte per l’Unione Sovietica su incarico del “New Yorker”: trascorre nel Paese cinque settimane. Mentre riduce progressivamente i lavori su commissione (uno degli ultimi è l’installazione “The Americans”, realizzata nel 1958 per il padiglione USA all’Expo di Bruxelles), Steinberg imprime una svolta esplicitamente satirica al proprio lavoro.
A partire dal 1959 collabora con la fotografa Inge Morath che ritrae le sue maschere fatte con i sacchetti di carta: raffigurano i diversi tipi sociali dell’America. Acquista una casa per la villeggiatura ad Amagansett, Long Island, dove negli anni successivi trascorrerà sempre più tempo. Nel 1960 Steinberg si separa dalla moglie – senza però divorziare – e durante l’estate conosce Sigrid Spaeth, studentessa tedesca di design e fotografia di ventidue anni più giovane: la coppia rimarrà unita fino alla morte di lei nel 1996. Intensifica i viaggi in Europa e negli Stati Uniti, che costituiscono un’importante fonte d’ispirazione per i suoi disegni. Nell’agosto del 1974, Buzzi e Steinberg registrano la prima di una serie di conversazioni a sfondo autobiografico che, sbobinate e trascritte, saranno pubblicate postume nel 2001 a cura dello stesso Buzzi, con il titolo Riflessi e ombre.
Nel 1978 gli viene dedicata una grande mostra al Whitney Museum of American Art. I suoi lavori di questo periodo iniziano a prendere spunto dalle cartoline, dalle vecchie foto di famiglia e dagli ex voto popolari. Frequenta soprattutto scrittori: Saul Bellow, Kurt Vonnegut e William Gaddis. Fra il 1984 e il 1987 Steinberg intraprende e vince una lunga causa contro la Columbia Pictures accusata d’aver ripreso senza permesso la sua View of the World from the 9th Avenue. Nell’autunno del 1992 Steinberg pubblica l’ultimo libro, The Discovery of America. La collaborazione con il “New Yorker” continua anche sotto la nuova direzione di Tina Brown.

In questo periodo stringe amicizia con il poeta Charles Simic e lo scrittore Norman Manea, ebreo rumeno. Nel 1995 decide di lasciare in donazione le proprie carte alla Beinecke Library della Yale. Trascorre gli ultimi giorni di vita nel suo appartamento newyorkese, assistito da Buzzi, Hedda e dagli amici Prudence Crowther e Ian Frazier. Muore il 12 maggio 1999.